Antiche cerimonie a Dioniso
Le cerimonie iniziano con l’accensione del fuoco, purificatore di colpe, che brucia la terra e dalle ceneri fa rinascere una nuova forza vitale. Il rito del fuoco dà inizio agli antichi rituali del carrasecare che proseguono per un mese e mezzo in tutti i paesi barbaricini.
Le ceneri dei fuochi tingono i volti di tutte le maschere della Barbagia e il carrasecare ha così inizio.
Durante il rito del fuoco, per tre notti di fila enormi falò rimangono accesi in tutta la barbagia, tre come il numero di giri che tutte le maschere devono fare intorno al fuoco, in senso antiorario, per far si che l’anno nuovo garantisca un buon raccolto, un buon pascolo.
I figuranti indossano delle maschere, tra questi, in tutti i gruppi, sono sempre presenti sia una o più figure che cercano di scappare e si ribellano, sia uno o più domatori. Questa è la base di tutti i riti.
I domatori hanno di solito sembianze più umane o divine, in alcuni casi androgine, invece le figure che scappano e si ribellano hanno sempre sembianze animali, indossano enormi e pesanti campanacci, pelli di animali e lunghe corna.
Questi vengono portati in mezzo alla folla, la loro natura è la ribellione, tenerli a bada è compito del guardiano, che nel suo bastone ha il potere dionisiaco.

In alcuni casi, la bestia assume il ruolo della vittima sacrificale. In particolare su battileddu, vestito di pelli, corna, campanacci e uno stomaco animale pieno di sangue legato in vita, viene punto in continuazione con degli spilloni da sos battileddos, la vittima sacrificale cerca invano di scappare, e viene continuamente ripresa con delle corde e trascinata a terra dai suoi carnefici.
Questa sofferenza continua accompagnata da urla e lamenti funebri, fino alla morte della vittima.
In tutto questo caos del carrasecare, tra urla, lamenti, campanacci, c’è una figura silenziosa, che cammina, osserva e non si ferma quasi mai:
Sa Filon-zana (da Filon-jana = fata del filo), colei che tesse le sorti della vita. Si dice che se si fermi dinanzi a uno sguardo, e decida di tagliare il suo filo di lana, lui che di fronte a lei viene osservato morirà lo stesso anno. Così la Filonzana, tesse e taglia i fili degli anni passati permettendo l’inizio di quelli nuovi. Lei è onnipresente, fila le sorti dei popoli e scandisce il tempo.









